Curiosità

La Batata leccese attraverso un secolo di storia, tra parole e immagini

La Batata leccese attraverso un secolo di storia, tra parole e immagini

«La Batata (Convolvolus Batatas Lin, Batatas edulis Choisy), conosciuta nei nostri luoghi col nome di “Patata Zuccherina” ritenuta originaria dell’America del Sud, si coltiva abbastanza largamente nel territorio di Calimera, introdottavi dal signor Eufemio Fazzi una quarantina di anni fa. 

La coltivazione di tale pianta è estesa in terreni più o meno profondi, ben lavorati, concimati generosamente con stallatico ed abbondantemente irrigati da maggio all’ottobre.

Le radici-tuberi per la moltiplicazione, sul finire dell’inverno, vengono stratificate in letti caldi. Si sviluppano numerosi germogli i quali, strappati, costituiscono le pianticelle per la piantagione. Nuovi germogli si producono dopo tolti i primi, potendosi così ottenere sino a 100 pianticelle da una radice-tubero.

Il terreno sul quale deve farsi la piantagione, diligentemente zappato, si dispone ad aiuole convesse e sulla parte più alta si piantano i germogli in modo che distino circa m. 0,80 l’uno dall’altro sulla stessa aiuola e m. 1,10 dalla metà di un’aiuola e l’altra*

Nel punto che deve essere occupato da ciascuna pianticella, si apre una buca nella quale si infossano circa 2 chilogrammi di letame, che si rimescolano colla terra; si ricopre con terra e nel centro si pianta il germoglio, in modo che resti al fondo di una conchetta la quale possa ricevere l’acqua di irrigazione.

I lavori al terreno che succedono alla piantagione si limitano ad alcune zappature, colle quali si allargano le conchette a misura che aumenta il bisogno di una maggiore quantità di acqua da somministrare ad ogni pianta. Quando le piante si sono abbastanza sviluppate, ricoprendo il terreno coi loro fusticini e col loro fogliame, non è più possibile altro lavoro al terreno.

La pratica più penosa e più costosa, che richiede la coltivazione della Batata, è l’irrigazione la quale viene eseguita coll’acqua che si attinge a forza di braccia dai pozzi. Lo specchio d’acqua sotterraneo nei dintorni di Calimera, nella zona dove si coltiva la Batata, trovasi da sei ad una ventina di metri di profondità; numerosi pozzi esistono in quella località e durante l’estate, attraversando la strada Maglie-Lecce, si resta colpiti nell’osservare in vicinanza di ciascun pozzi i campi verdeggianti di Batata in mezzo alla campagna bruciata dal sole.

L’estrazione dell’acqua si fa per mezzo dei soliti otri di pelle attaccati a corde di giunco (zughe) che scorrono su carrucole di legno molto primitive. L’acqua estratta, raccolta entro piloni in muratura, si attinge per mezzo di anfore di argilla e si trasporta sul campo gettandola nelle conchette ove si trovano le piante.

Per ogni pianta, nei mesi di luglio, agosto e settembre, s’impegnano circa 5 litri di acqua al giorno, un po’ meno meno nei casi – rari del resto – in cui si verifica qualche pioggia temporalesca estiva, occorrono in media 4 litri di acqua al giorno durante il periodo di 5 mesi, cioè 600 litri per pianta o 6.000.000 litri (m.c. 6000) ad ettaro. 

Non ci è riuscito raccogliere dati esatti sulla spesa occorrente per la irrigazione di questa pianta; ma non è difficile comprendere che debba essere importante.

Durante il mese di ottobre si scavano a zappa le radici-tuberi e vengono in parte consumati sul posto come nutrimento dell’uomo ed il resto si esporta e si vende al presso di circa 5 lire al quintale nei comuni vicini e sul mercato di Lecce.

La produzione si valuta a due chilogrammi per pianta, corrispondenti perciò a 200 quintali ad ettaro con un ricavo lordo di L. 1000.

Non possediamo sufficienti dati per compilare un conto dettagliato dal quale ricavare una rendita netta; ma tenuto conto della spesa considerevole occorrente per l’irrigazione, l’utile non deve essere elevatissimo. Nonpertanto la coltivazione ha una grande importanza, poiché tiene occupate molte braccia in una stagione in cui i lavori diminuiscono.

Il signor Antonio Aprile, intelligente proprietario di Calimera, ha assunto impegno di un campo sperimentale sulla coltivazione e sulla concimazione razionale della Batata, che sarà istituito dalla Cattedra ambulante di agricoltura.»

Così Vallese raccontava la coltivazione della ‘Batata dell’agro leccese’ a Calimera sul quindicinale “L’Agricoltura Salentina” del 31 dicembre 1902 (fig. 1, 2, 3). È interessante, attraverso questo scritto, riscoprire questa zona del territorio salentino, immaginarla attraverso lettere e parole, viaggiando attraverso un secolo di storia per scoprire l’evoluzione delle tecniche agricole e la conservazione di questa coltura tradizionale negli anni.

Un’altra interessante testimonianza storica, riportata in galleria, proviene dall’archivio fotografico di Giuseppe Palumbo (1889-1959), che riporta alcune immagini raffiguranti il ciclo colturale della batata: dalla piantumazione dei tuberi, alla distribuzione dell’acqua tra le giovani piantine, alla raccolta (fig. 4, 5, 6, 7, 8).

NOTA: *Le metodologie di coltivazioni oggi sono differenti e riassunte nella scheda PAT ‘Batata dell’agro leccese’ nella sezione “processo produttivo”.

Fonte articolo: BiodiverSO.