Carota giallo-viola di Tiggiano

Pestanaca de Santu Pati.

Sconosciuto anche al mercato locale, questo ortaggio rientra nella categoria delle carote a radice mezza lunga, di forma conica allungata ma molto irregolare, con polpa giallo-arancio ed una colorazione vinaccia che, dalla porzione del colletto, diffonde verso il basso. La superficie è irregolare, con presenza di tubercoli e radici secondarie, sottili, distribuite in maniera uniforme. I caratteri che le conferiscono notevole pregio sono croccantezza e succosità, a fronte di una bassa serbevolezza; infatti, dopo 2-3 giorni l’ortaggio avvizzisce, perde di turgidità ed è difficile da manipolare. Analisi chimiche confermano la presenza di due carotenoidi, l’α-carotene, il β-carotene e ben sette antocianine differenti, responsabili del suo elevato potere antiossidante.
La semina viene effettuata tra luglio e agosto, preparando il terreno qualche settimana prima con aratura profonda (30-40 cm) e concimazione organica di fondo. Prima della semina, il terreno si lavora di nuovo in superficie, in modo che sia ben sfarinato; quindi, viene sagomato in strisce sopraelevate, alte 30 cm e larghe 20 cm alla base, distanziate tra loro 50 cm. Sulla sommità delle sagomature viene preparato un letto di semina più soffice e collocata un’ala gocciolante: l’acqua in eccesso scende lungo i lati obliqui e non ristagna sulle radici delle piantine. Anticamente, la semina veniva fatta a spaglio, come in un semenzaio, e l'irrigazione era a pioggia, con opportuni innaffiatoi in coccio o in lamiera zincata. Notevole è il dispendio idrico per questa coltura che viene avviata in piena estate e richiede irrigazioni quotidiane.  Importante è il diradamento continuo e la scerbatura, rigorosamente da fare manualmente. Le rese produttive sono sempre basse, a causa delle avversità atmosferiche o biotiche. Infatti, la carenza di acqua produce partizioni del fittone, mentre l'eccesso porta a spaccature e conseguente marciume. Numerosi sono gli agenti che rovinano il fittone: nematodi, elateridi (che scavano gallerie al suo interno), ragnetto rosso, tripidi.

La Carota di Tiggiano, a livello locale, è nota con la denominazione di ‘Pestanaca Santo Ippazio’ (italianizzazione del nome dialettale "Pestanaca de Santu Pati"), decisa dai cittadini di Tiggiano nel 2012, perché volevano ottenere la denominazione DOC per il prodotto. La produzione dell'ortaggio raggiunge la punta massima nel periodo gennaio-febbraio, quando ricorrono importanti fiere patronali; la prima è quella di Tiggiano, il 19 gennaio, in onore di Santo Ippazio, seguita da quella di Specchia, il 2 febbraio, in onore della Madonna della luce (Candelora) e da quella di Corsano, il 3 febbraio, in onore di San Biagio; qualche produttore riesce a sfasare la coltivazione per vendere l'ortaggio anche alla fiera di San Giuseppe, il 19 marzo, a Gagliano. Si ha conferma di sporadiche coltivazioni della ‘Pestanaca Santo Ippazio’ anche nei comuni di Corigliano, Martano, Lequile e San Donato.

Dalle fonti bibliografiche storiche non è facile ricostruire la distribuzione di questa varietà, un tempo sicuramente più diffusa e apprezzata sia per l’alimentazione umana che degli animali da allevamento; autori come Giacomo Arditi (1879) e Albino Mannarini (1914) la citano come “pestanaca”, senza descriverla. Nel libro "Del cibo pitagorico ovvero erbaceo", Vincenzo Corrado, un grande cuoco nato ad Oria (BR) nel 1736 e a servizio delle corti nobiliari di Napoli, a proposito di carote note come "pastinache", scrive: «(…) le pastinache, radici, che crescono per lungo, e son di due maniere, cioè rosse, e gialle. (...) Le pastinache che produceva il territorio d’un’antichissima città del Salento» (Cefala et al., 2013), riferendosi, molto probabilmente, alla Pestanaca di Santo Ippazio.

In provincia di Lecce, è ancora possibile reperire questa varietà in due comprensori distanti tra loro: Tricase e comuni limitrofi, Martano e comuni limitrofi. Anche a San Donato di Lecce sono state raccolte testimonianze verbali della sua coltivazione che si è protratta sino alla metà del '900, per essere poi abbandonata. Grazie alla divulgazione dei risultati del Progetto BiodiverSO, la coltivazione di questo ortaggio è stata ripresa da molte aziende agricole, in tutta la Provincia di Lecce, ma la difficoltà della coltivazione e le scarse rese produttive, hanno sconfortato qualsiasi tentativo imprenditoriale locale.

In distribuzione moderna e vendita diretta in azienda.

Aspetti nutrizionali

Valore energetico: 45 kcal
Valori in grammi (g) per 100 g di parte edibile

Bibliografia