Fico d'India

Fico d’India pugliese, ficarigna (termine dialettale del Salento)

Il fico d’India (Opuntia ficus-indica [L.] Mill., 1768), è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Cactacee, originaria del Centroamerica ma naturalizzata in tutto il bacino del Mediterraneo, soprattutto nelle zone di Sicilia, Calabria, Puglia e Sardegna.

Il frutto è una bacca carnosa, uniloculare, con numerosi semi, il cui peso può variare da 150 a 400 g. Deriva dall’ovario infero aderente al ricettacolo fiorale.

È una pianta resistente all'aridità che richiede temperature superiori a 0 °C, al di sopra di 6 °C per uno sviluppo ottimale. Temperature invernali prolungate al di sotto di 0 °C, pur non costituendo un fattore limitante per le piante selvatiche, deprimono l'attività vegetativa e la produttività delle piante in coltura e possono portarle al deperimento.

È una pianta molto adattabile alle diverse condizioni pedologiche. I suoli idonei alla coltura hanno una profondità di circa 20–40 cm, sono terreni leggeri o grossolani, senza ristagni idrici, e con valori di pH che oscillano tra 5,0 e 7,5 (reazione acida, neutra o leggermente subalcalina). Dal punto di vista altimetrico, le superfici destinate alla coltivazione possono andare dai 150 ai 750 metri sul livello del mare.

La propagazione si attua per talea, si preparano tagliando longitudinalmente in due parti cladodi di uno o due anni, che vengono lasciati essiccare per alcuni giorni e poi immessi nel terreno, dove radicano facilmente. La potatura, da eseguirsi in primavera o a fine estate, serve ad impedire il contatto tra i cladodi, nonché ad eliminare quelli malformati o danneggiati. Per migliorare la resa è opportuna una concimazione fosfo-potassica, preferibilmente organica.

La raccolta dei frutti viene effettuata con apposito attrezzo che permette di staccare agevolmente i frutti dalla pianta, evitando il contatto delle mani con le spine.

Una volta raccolti i fichi d’India, bisogna procedere con la rimozione delle spine. Immergere quindi i frutti per almeno mezz’ora in acqua a temperatura ambiente.

Trascorso questo tempo, indossando i guanti, spazzolare i fichi d’India con uno scovolino per bottiglie o con una spazzola, per eliminare buona parte della peluria. Sciacquare con acqua corrente per eliminare le spine.

Una volta rimosse le spine (la maggior parte), sbucciare i fichi d’India maneggiandoli con cura, per evitare che qualche spina superstite ci penetri nella pelle. Incidere la buccia con un coltello nel verso della lunghezza e poi eliminare le estremità. Tenendo fermo il fico d’India, rimuovere la buccia facendo rotolare il frutto su sé stesso.

Nel libro “La Capitanata e le sue industrie sommariamente descritte” (Francesco della Martora, Napoli, 1846), l’autore descrive il fico d’India tra le specie da frutto coltivate nella Capitanata: «(…) il pruno, il fico, il melograno, il mandorlo, il fico d’India, ec. son coltivati in questa parte piana; e la frutta di essi comunque fossero più piccole delle altre di simili specie che si hanno da altri luoghi. pure sono odorose e saporosissime» (pag. 60).

Altra testimonianza storica della tradizionalità pugliese del fico d’India si ritrova nel periodico “L’ape cattolica sanseverese” (1898). In un brano intitolato “Ape cattolica – nel frutteto”, a pagina 255 del fascicolo si riporta: «Per analogia poi di nome o di stagione, aggiungo due parole sul Fico d’India (…). Questi alberelli ricchi di frutti sono belli da vedere, specie se in larga coltivazione come nei dintorni di Manfredonia. Cresce bene l’Opunzia nei luoghi aridi e petrosi; e vive la pianta più di mezzo secolo. Questo frutto, se aria aperta non manca dura fresco mesi e mesi. Si adopra anche in conserva. È in molto commercio. Mangiate e vi troverete contenti». 

Nei primi del Novecento il fico d’India rappresentava una coltura da reddito molto importante per la Puglia, soprattutto nelle zone maggiormente aride e marginali. Non a caso, nel testo “Oro di Puglia” (Vincenzo Rivera, 1928) l’autore descrive la coltura del fico d’India come una delle principali fonti di ricchezza della città di Manfredonia. Ma non solo in Capitanata, poiché l’autore descrive la coltivazione su larga scala del fico d’India anche nella provincia di Lecce, evidenziando anche gli alti profitti. Nel libro l’autore descrive l’utilizzo del fico d’India in Puglia non solo come frutto fresco ma anche come materia prima per la produzione di marmellate e sciroppi (pagg. 262-264). 

La tradizionalità del fico d’India per la Puglia è anche desumibile dal fatto che la sua immagine è stata scelta ed inserita tra le specie da frutto presenti nel retro di copertina dell’Atlante dei prodotti tipici agroalimentari di Puglia, realizzato nel 2006 dalla Puglia nell’ambito del POR 2000-2006 Misura 4.8. Lo stesso soggetto è presente anche nelle successive edizioni.

Numerose sono anche le rappresentazioni in ceramica che vengono prodotte, soprattutto in Salento, dagli artigiani locali, a dimostrazione dell’importanza storico-culturale di questa specie per la Puglia.

Del resto, la tradizionalità del fico d’India in Puglia è desumibile anche dal suo utilizzo tradizionale, come ad esempio la confettura e il liquore di fico d’India (prodotto inserito nell’elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali pugliesi nel 2001). 

Sagre/fiere, vendita diretta in azienda o raccolta dei frutti spontanei.

  • Sagra del fico d’India a Marina di Ginosa (TA);
      • Promozione del fico d’India in Masseria in provincia di Brindisi;
      • Progetto di valorizzazione del fico d’India pugliese dal titolo “Fikissimo snack: il fresco e genuino di Puglia pronto da gustare”, finanziato dalla Regione Puglia – Assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva nell’ambito del Programma Regionale per le Politiche Giovanili “Bollenti Spiriti” e dell’Accordo di Programma Quadro “Giovani idee per una Puglia migliore”, sottoscritto in data 4 aprile 2008 con la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive ed il Ministero dello Sviluppo Economico;
      • Pubblicazione scientifica inerente all’attività di ricerca per la messa a punto di un prototipo di fico d’India di IV gamma pugliese.

Aspetti nutrizionali

Valore energetico: 41 kcal
Valori in grammi (g) per 100 g di parte edibile

Bibliografia