Batata dell'agro leccese

Patata dolce, patata zuccherina, patàna, taràtufulu.

La parte edule della batata (Ipomoea batatas L. Lam.) è costituito da rizotuberi ingrossati con peso variabile dai 150 a 1000 g. La corteccia è di colore giallo-scuro fino al bruno rossastro e violetto. Il colore della polpa varia dal bianco crema, al giallo, all’arancio di diversa tonalità. Possono essere lessate in acqua; rosolate al fuoco; fritte e ricoperte di zucchero.
Dopo un’aratura di circa 30-35 cm, una fresatura e una baulatura del terreno, in aprile-maggio si effettua il piantamento ad una distanza di 100 cm tra le file e 20 cm sulla fila. Si propaga per talea ottenute dal germogliamento della batata. Per il materiale di propagazione occorrono circa 300 kg/ha di radici. Per la sua coltivazione occorre avere a disposizione acqua di irrigazione in quanto ne è molto esigente. Essendo una specie molto rustica, i trattamenti antiparassitari sono ridotti al minimo. La raccolta avviene generalmente a mano in agosto-settembre con produzioni di 15-30 t/ha.

La Batata è stata introdotta nella Provincia di Terra d'Otranto dal Segretario Perpetuo dell'Orto Botanico, il dott. Gaetano Stella, nella seconda metà del XIX secolo (fig. 1). Sempre in quegli anni, la cattedra ambulante per l'agricoltura consigliò al sig. Eufemio Fazzi di coltivarla nelle sue campagne di Calimera e da lì la coltura della batata si affermò in tutto il Salento meridionale.

Mannarini, nella monografia “Orticoltura Salentina” (1914), in base al colore della polpa, individuava due varietà di batata e relative subvarietà: Batata gialla lunga (B. giallo pallido e B. giallo albicocco) a rizomi piccoli e di poco valore; Batata bianca (B. vera bianca, B. bianca dell'Equatore, B. bianca dell'isola di Francia) a rizomi di pezzatura differente, da piccoli a molto grossi. A quei tempi, la coltivazione della Batata nel Salento era ancora diffusa e lo stesso Mannarini confermava grosse difficoltà nel distinguere le varietà per la «mescolanza dei caratteri» e perché, grazie all'acclimatazione e segregazione nei vari comprensori di coltivazione, «pare abbiano dato luogo a delle nuove varietà».

La coltivazione della batata a Calimera è citata in un articolo apparso sul “Bollettino mensile della Camera di Commercio, industria e agricoltura di Lecce” del gennaio 1951: «Fino al 1915, la batata fu quasi esclusivamente coltivata a Calimera, ove, sin dai primi anni, s’impose all’attenzione degli agricoltori per la bontà del prodotto e per gli abbondanti quantitativi ottenuti, tanto da raggiungere il primo posto, per l’importanza, tra le colture da orto primaverili-estive. Si può affermare che la patata dolce si è andata sempre più diffondendo negli altri comuni del Salento durante i periodi delle due grandi guerre 1915-18 e 1940-45». (fig. 2, 3).

Di origine americana, si è adattata alle condizioni territoriali e climatiche della provincia di Lecce.

Nella tesi di laurea in Scienze Agrarie, Micheli (1956) riporta notizie sulla coltivazione della batata dei comuni di Calimera, Castrì di Lecce, Melendugno e Sanarica.

Al dettaglio tradizionale, in negozi specializzati e vendita diretta in azienda.

Aspetti nutrizionali

Valore energetico: 87 kcal
Valori in grammi (g) per 100 g di parte edibile

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Bibliografia